Con Maria, docili allo Spirito, un fiat per il Giubileo
L’anno che sta per iniziare è anno giubilare. Perché i cristiani sono invitati a “giubilare”?
La risposta è già inscritta nella bimillenaria storia della Chiesa: essa gioisce per la salvezza, incita tutti alla gioia e si sforza di creare le condizioni affinché le energie salvifiche possano essere comunicate a ciascun uomo, chiamato dal Padre a godere della gioia vera, della gioia piena (cf Tertio millennio adveniente, nn. 45; 16). Giovanni Paolo II, il 30 maggio del 1998, in occasione della vigilia di Pentecoste con i movimenti ecclesiali, gridava: «Questo è il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso!», richiamando in questo modo il giorno annunciato dal profeta Gioele, giorno che manifesta la volontà di Dio sull’umanità intera: «Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona» (cf GI 3, 1). Tra gli impegni primari della preparazione al Giubileo il Santo Padre ha sottolineato proprio la riscoperta della presenza e dell’azione dello Spirito Santo: non è possibile festeggiare il duemillesimo compleanno di Gesù senza la gioia dello Spirito, senza l’annunzio gioioso dell’angelo a Maria che proprio lo Spirito portò a compimento. Esiste, cosi, un legame profondo, misterioso, indissolubile tra lo Spirito Santo. Pentecoste. Maria e la Chiesa; legame su cui abbiamo riflettuto in modo particolare in occasione del Santo Natale che è anche il frutto della “prima grande Pentecoste cristiana”, la Pentecoste di Maria. C’è già nel mistero dell’incarnazione, un forte ed indissolubile profilo pneumatologico: pertanto non sarà vero Giubileo se non a partire dallo Spirito Santo e dall’opera da lui compiuta in Maria. Con il Concilio Vaticano II la riflessione teologica ha avuto un movimento per così dire contrario: non più da Maria alla Chiesa, ma dalla Chiesa a Maria. Una Chiesa che si riscopre animata e mossa dallo Spirito cerca spontaneamente il proprio modello in Maria. Il rapporto “Maria – Spirito Santo” è, allora, paradigmatico, riflette in miniatura l’opera che lo Spirito Santo compie nei confronti della Chiesa tutta e nel cuore di ogni credente.
Mania, humus dello Spirito
Maria è la vergine che vive totalmente in ascolto di Dio, è umile in quanto “humus”, cioè terra privilegiata dell’avvento del Salvatore, terra resa feconda dallo Spirito. Maria è anche madre, in cui il silenzio si è fatto parola, la gratitudine si è fatta gratuità, la verginità è divenuta maternità. Una maternità segnata dal delicato pudore di una giovane donna. dalla tenerezza del dono della dimenticanza di sé; tratti, questi, caratteristici della femminilità di Maria. Ben li comprese l’autore dell’icona della déesis, dove, con le braccia aperte, Maria, al tempo stesso, accoglie e dona l’amore di Dio. Così è anche per noi, desiderosi di “ricevere” in questo Anno giubilare, ogni giorno, un nuovo Natale che veda il nostro grembo pronto a generare Gesù; così è anche per noi, quando siamo disposti a farci “dono donato” ad ogni uomo e non “dono mancato” per la triste concupiscenza del nostro io. Abbiamo da poco festeggiato la nascita del Salvatore. Il tempo in cui si colloca tale evento è tempo di annuncio: ogni Natale, per essere nuovo, per essere santo, deve essere preceduto da un annuncio nuovo, capace di stupire, di generare letizia. Questo realizza lo Spirito, al tempo di Maria come oggi; questo desideriamo che lo Spirito realizzi nei nostri cuori come effetto visibile del Natale appena trascorso. Vorrei qui ricordare due annunciazioni “storiche”, evangeliche, legate alla presenza di Maria in cui è lo Spirito ad agire.
La prima. L’angelo dice a Maria: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su di te stenderà la sua ombra la potenza dell’ Altissimo» (Le 1, 35). Il fiat di Maria all’angelo racchiude il fiat della Chiesa tutta, di ieri, di oggi, di sempre. E un fiat che non ammette posa, che non dà di godere del privilegio ricevuto: è un fiat che reclama dinamismo, il dinamismo della fede, il dinamismo di un dono ricevuto (Pentecoste di Maria) che attende subito di essere trasmesso (Missione evangelizzatrice). Ecco, infatti, Maria partire in fretta – è il passo di Maria e di ogni credente che non sa contenere la gioia- e recarsi dalla cugina Elisabetta: urge testimoniare l’avvento di Gesù. Maria docile allo Spirito, ci insegna l’obbedienza della fede, che spera oltre ogni attesa, che crede oltre ogni ragionevole ragione.
La seconda annunciazione. Qui è Gesù risorto protagonista. Egli usa la stessa espressione dell’angelo rivolgendosi agli apostoli prima di ascendere al Padre: «Avrete potenza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni» (At 1, 8). La voce di Gesù rompe il silenzio carico di incertezze degli apostoli riuniti nel Cenacolo; li è anche Maria, lì, nell’attesa che si realizzi la promessa di Gesù, un solo fiat risuona: il fiat di Maria. Gli apostoli invocano trepidanti ciò che Maria, primizia tra i credenti, ha già ricevuto e reso manifesto, lo Spirito Santo; gli apostoli hanno la Parola di Gesù in cui credere, ma attendono “parole” dallo Spirito per far credere il mondo. Ma intanto Maria, ha già risposto per loro e per tutto noi: così prima del fiat degli apostoli, che genera la Chiesa corpo mistico di cristo, c’è il fiat di Maria che genera il Cristo Uomo. Il cuore di Maria, già li nel Cenacolo, è abitato dal divino Sposo, lo Spirito Santo, dono del Risorto agli apostoli e ad ogni credente; l’esperienza privilegiata di Maria diviene adesso l’esperienza degli apostoli, l’esperienza di ogni uomo.
La stanza della Casa di Maria e la stanza al primo piano della Casa di Gerusalemme sono Cenacoli di preghiera dove lo Spirito si compiace di dimorare e operare. Maria aiuta i credenti a costruire nel loro cuore il “cenacolo interiore” dove lo Spirito può sempre essere invocato, atteso, ospitato. Perché il prodigio della Pentecoste possa essere una realtà perenne, permanente nella Chiesa, bisogna ricostruire il Cenacolo e non trascurare di invitare Maria nella preghiera. Maria ci insegna che non cè condizione più felice nell’esistenza dell’uomo di quella che ci fa diventare, a partire da una intensa vita di preghiera, una solida dimora di Dio. Come Maria, il RnS deve sentirsi scelto da Dio a diventare nella Chiesa e per la Chiesa la Casa, il Cenacolo di preghiera dove si attinge pensiero, parola, forza per essere testimonianza assidua di vita nuova, a partire proprio dalla vita di preghiera.
Accade che anche gli apostoli, dopo la Pentecoste, escono in fretta dal Cenacolo e iniziano, con Maria, a «parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi» (At 2, 4). I cristiani muti di questo tempo o capaci di parlare solo i linguaggi confusi del mondo, sono invitati a lasciarsi guidare da Maria, maestra di vita nuova e mediatrice di ogni nuovo Natale di Gesù apportatore di giubilo; a parlare e a far parlare le “lingue dello Spirito”, il linguaggio spirituale che è dato a chi, come Maria, dallo Spirito si lascia plasmare. Nella Chiesa Maria è modello di peregrinazione della fede, modello che i credenti, a livello personale e comunitario, sono chiamati a seguire. Per vivere il Giubileo è fondamentale attingere alla fede di Maria: la Madre educa i figli all’ascolto e all’obbedienza della fede, causa di vera e imperitura gioia. In occasione di questo Anno Santo ciascuno di noi non si stanchi di rinnovare, nel “modello mariano” di collaborazione e di docilità allo Spirito, il proprio fiat.
Nella Tertio millennio adveniente il Santo Padre Giovanni Paolo II ha sottolineato come il rapporto Maria – Chiesa, a partire dall’effusione pentecostale dello Spirito, sia un punto fermo per il Giubileo. Per entrare nel giubilo dell’Anno Santo bisogna attingere alla fede di Maria e con lei camminare verso Gesù. Solo chi si lascia guidare da Maria – e cammina esultando nel Magnificat verso la “Porta”, Gesù Salvatore – potrà portare Gesù all’umanità del Terzo Millennio che attende, come Elisabetta, di essere “visitata” da una nuova generazione di credenti.
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