Giorgia Meloni e il Terzo Papa

3 FEBBRAIO, 2020

FONTE: HuffPost

Il mondo conservatore si sposta nei propri riferimenti ideali da Benedetto XVI a Giovanni Paolo II. La leader di FdI rinsalda i suoi legami: da Roma per la National Conservative Conference a Washington per il National Prayer Breakfast

Nella Città Eterna il sovranismo vira verso una vera e propria Internazionale dei conservatori e contemporaneamente si sposta nei propri riferimenti ideali da Benedetto XVI al Papa polacco e dagli anni 2000 agli anni Ottanta. L’asse politico italiano si muove da Matteo Salvini (che dà forfait all’assise dell’Hotel Plaza a Roma) a Giorgia Meloni che, forte dell’investitura del Times che l’ha indicata come una delle venti personalità potenzialmente più influenti del 2020, rinsalda i rapporti con il mondo conservatore, europeo e americano.
Da Roma a Washington, la leader di Fratelli d’Italia si appresta a valicare l’Atlantico per partecipare al National Prayer Breakfast – evento tradizionale nel primo giovedì di febbraio nella Washington Hilton International Ballroom. Alla presenza di 300 leader internazionali in rappresentanza di 155 paesi – e soprattutto del presidente americano Donald Trump – la “Colazione di Preghiera” rappresenta il più grande network interreligioso di leader che si riconoscono in Gesù, a prescindere dalle confessioni religiose di appartenenza. Una tradizione per i presidenti americani iniziata da John Adams nel diciottesimo secolo.

Vi parteciperanno molti cattolici tra cui l’italiano Salvatore Martinez, presidente del radicato movimento “Rinnovamento nello Spirito” e della Fondazione Vaticana ”Centro internazionale Famiglia di Nazareth”.

La competizione a destra si scalda anche a livello dei riferimenti culturali e religiosi. Il mio Papa è Giovanni Paolo, sembra dire Giorgia Meloni, se vogliamo traslare il famoso proclama stampato su una maglietta di Matteo Salvini, “Il mio Papa è Benedetto”. Con un programma “ideologico-religioso” che si appoggia su elementi di un conservatorismo più “classico” di quelli finora richiamati dal leader leghista (il cui asse con i vescovi e cardinali conservatori anti Bergoglio aveva un vero collante nella figura un po’ appannata di Steve Bannon, ex consigliere di Trump). Il riferimento della Meloni a Giovanni Paolo II, l’anticomunista per antonomasia, il papa polacco che ha fatto crollare il Muro di Berlino, apre oggi scenari veramente inediti negli eventuali futuri rapporti con la Chiesa. Tanto più se si pensa che Jorge Mario Bergoglio fu fatto cardinale proprio dal Papa polacco e che a giorni sarà pubblicato dalle edizioni San Paolo un libro intervista del Pontefice proprio su “San Giovanni Paolo Magno”, in vista del centenario della nascita di Karol Wojtyla.
Qualcosa di nuovo si muove a destra anche in rapporto ai Papi. Anche perché il riferimento a Giovanni Paolo II non riuscirà ad essere – nemmeno se lo si volesse – così “anti Bergoglio” come quello a Benedetto XVI, nell’epoca dei cosiddetti “due Papi”.

Significativa la copertina dedicata il 1° febbraio dal settimanale cattolico “The Tablet” a Papa Francesco che contende l’Italia a Matteo Salvini (e forse sembra esserci riuscito).

Nel frattempo il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, continua a stringere i suoi rapporti con il mainstream vaticano: nell’arco di due settimane si è recato ad Assisi (alla presentazione de “Il Manifesto di Assisi” sulla crisi climatica) e sabato scorso alla sede della Civiltà Cattolica per presentare insieme al direttore, padre Antonio Spadaro, e al cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, il libro “Essere Mediterranei”, pubblicato in vista dell’incontro che si terrà a Bari a fine mese con la partecipazione di Papa Francesco. Per Conte insomma il riferimento, e non si tratta di un fatto puramente istituzionale, è il Papa regnante, l’unico Papa.

A cura di Maria Antonietta Calabrò

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