26 GENNAIO, 2023
Inno per baritono, coro maschile e pianoforte, composto nel 1850 dal grande compositore operista Gioacchino Rossini (1792-1868) su testo di Giuseppe Arcangeli.
In realtà si tratta della traduzione di un Inno più antico, scritto dal poeta Bacchilide (VI-V sec. a. C.), che l’Arcangeli stampò – con testo a fronte – per le nozze del marchese Ricolfi-Doria con Ernestina Cironi, nel 1845.
Un brano musicale, di forte impatto emotivo, che invita a vivere la vita senza lasciarsi turbare dagli squilli di tromba della guerra. La pace porta con sé ogni bene, ogni gioia, ogni convivio, ogni sogno: vale la pena viverla e alimentarla. Ai suoni terribili e mortali della guerra si contrappongono le note melodiose della pace. Il coro fa da eco e staglia in un frastagliato finale, come vampe, la focosa canzone che inneggia alla pace.
Estremamente moderno il testo sulla tradizionale intelaiatura musicale dell’Inno patriottico risorgimentale.
d’ogni ben che più s’ama e s’apprezza.
È foriera di lieta ricchezza
è degl’inni delizia del cor.
Fuma all’are solenni la fiamma
rosseggiando nel tempio risplende.
L’ostia brucia votive nascende
ai celesti gradito l’onor.
Si rinnovan le danze, i conviti,
giaccion le armi, la polve le vela.
Tesse Aracne fra i dardi la tela
e ne morde la ruggin l’acciar.
Il clangor della tromba non turba
i bei sogni delizia dei cuori.
Si ode sol fra i banchetti e gli amori
la focosa canzone echeggiar.
L’esecuzione è del baritono Michele Pertusi, del pianista Nelson Calvi e del Coro di Milano “Giuseppe Verdi”, diretti dal M° Riccardo Chailly.
Registrazione Decca 2002.
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