La vera rivoluzione è spirituale
La vera rivoluzione è spirituale
In occasione del Centenario dell’Appello a tutti gli uomini liberi e forti, il Presidente del RnS ha dato alle stampe il libro “La vera rivoluzione è spirituale. La straordinaria attualità dell’umanesimo cristiano in don Luigi Sturzo”.
Pubblichiamo un estratto del saggio introduttivo.
(in “La vera vita. Sociologia del soprannaturale”)
Queste chiare e motivanti parole del servo di Dio don Luigi Sturzo, date alle stampe quasi ottanta anni or sono, contengono affermazioni di principio che rivelano l’irriducibile contemporaneità del Vangelo di Cristo. Rappresentano per i primi cristiani del primo secolo del Terzo Millennio la più esaltante sfida spirituale di sempre: come inculturare la fede e come rendere credibile l’idealismo evangelico.
Sulla portata universale del Cristianesimo e sulla sua convenienza storica, don Luigi Sturzo è lapidario:
«Il posto preso dal Cristianesimo nella storia è tale che nessun artificio polemico può svalutarlo. Esso vi si è talmente inserito che, facendone a meno, la storia non sarebbe più comprensibile. L’umanità ha ricevuto col Cristianesimo un orientamento universalistico di solidarietà che supera le classi, le nazioni e le razze» (in “La vera vita…”).




Ricorre quest’anno il Centenario del celebre Appello a tutti gli uomini liberi e forti (18 gennaio 1919) con cui don Luigi Sturzo e altri dieci membri della Commissione provvisoria si rivolgevano al Paese nel segno del neonato Partito Popolare Italiano. L’Appello ai liberi e forti rappresenta un’affermazione ragionevole e vitale dell’identità cristiana; un modo concreto ed efficace di essere laici e laici cristiani. Dodici sono i punti del Programma che esplicitano l’Appello; uno dopo l’altro mostrano ancora oggi lungimiranza politica e spirito profetico, una compiuta visione dello Stato e della società, un rimando concreto alla vita della gente e ai bisogni primari di una comunità civile.
Osserviamo l’ottavo punto; è la più compiuta attestazione di questo progetto testimoniale: “Libertà e indipendenza della Chiesa nella piena esplicitazione del suo Magistero spirituale. Libertà e rispetto della coscienza cristiana considerata come fondamento e presidio della vita della nazione, delle libertà popolari e delle ascendenti conquiste della civiltà nel mondo”. Una “tesi” che risuona ancora oggi come un monito. Non di meno colpisce la decisione dei firmatari dell’Appello di dare risalto al Magistero spirituale della Chiesa nel Programma di un partito politico. Di più: fare della coscienza cristiana il presupposto del progresso sociale del Paese, di un’Italia, quella a cui Sturzo si rivolge, che aveva bisogno di ricostruzione materiale e di rigenerazione spirituale e morale dopo la prima guerra mondiale e nel bel mezzo di profonde agitazioni sociali.
Guardando ai nostri giorni, come non sentirne ancora tutto e il medesimo valore, in un tempo che aggiunge crisi a crisi e che continua a generare povertà spirituali, morali e materiali?
Don Sturzo: un Magistero spirituale vissuto
Occorre, intanto, ribadire che Luigi Sturzo era essenzialmente e inequivocabilmente un sacerdote, si spera presto e giustamente elevato agli onori degli altari (il Processo diocesano per la sua beatificazione si è concluso il 24 novembre 2017). Sacerdote all’indomani della pubblicazione della prima Enciclica sociale “Rerum Novarum” – era il 1891 quando Papa Leone XIII la dava alle stampe; don Luigi sarà ordinato sacerdote il 19 maggio 1894 – il prete di Caltagirone impressiona per la santità di pensiero, di parola e di azione che promanano dalla sua vita, fatta di gesti e di scritti esemplari, profondi quanto coerenti, tanto alti quanto incidenti nella vita di un popolo, di una società, di una Nazione, della stessa Chiesa. Possiamo affermare, senza tema di smentita, che in don Sturzo il divario tra “fede e vita” è davvero abbreviato fino alla provvidenziale coincidenza, come avviene nell’esistenza di quegli uomini che la storia poi venera come “santi”. A riprova, è assai utile leggere le parole del Cardinale Vicario di Roma Camillo Ruini all’Apertura del Processo Diocesano sopra ricordato:
“Don Sturzo è stato il vero “uomo di Dio” che ha ordinato ogni genere di attività svolta alla salvezza delle anime, e attraverso questa, alla salvezza della sua stessa anima. A chi, quando alla sera si recava dal Maestro per l’incontro quotidiano, trovandolo spesso stanco e affaticato, l’invitava a ridurre il tempo della conversazione, egli rispondeva: “Non sono stanco, perché grande è il mio desiderio di operare per la salvezza delle anime ed accumulare meriti per guadagnarmi il Paradiso”… Furono due le sue grandi preoccupazioni: l’obbedienza assoluta alla Chiesa e il suo servizio sino al sacrificio per la salvezza delle anime“
(in “Osservatore Romano, 3 maggio 2002”)
Nel 1981, san Giovanni Paolo II, compianto campione di “umanesimo cristiano”, non aveva esitato a definire così don Sturzo, in occasione della Visita ad limina dei Vescovi di Sicilia:
“La vita, l’insegnamento e l’esempio di don Luigi Sturzo il quale, nella piena fedeltà al suo carisma sacerdotale seppe infondere non solo nei siciliani ma nei cattolici italiani il senso del diritto-dovere della partecipazione alla vita politica e sociale alla luce dell’insegnamento della Chiesa, siano presenti ed ispirino il loro apostolato di evangelizzazione e di promozione umana“
(in “Osservatore Romano, 12 dicembre 1981”)
Recentemente è stato Papa Francesco a “riabilitare” don Sturzo e a ripresentarlo ai laici cristiani con un meraviglioso Messaggio autografo indirizzato “Ai partecipanti al Convegno Internazionale Sturziano” (Caltagirone, 14 – 16 giugno 2019):
(Dal Vaticano, 13 giugno 2019)
È in atto un “cambiamento d’epoca” ripete ostinatamente Papa Francesco, ma è ancora decisiva e risolutiva la riproposizione del Magistero spirituale della Chiesa attraverso la testimonianza di “cittadini credenti”, desiderosi di esplicitarlo nei doveri a cui sono chiamati.
Cosa intendeva il sacerdote di Caltagirone allorquando richiamava il bisogno di non allentare la tensione spirituale che è nell’uomo e che la fede in Dio potenzia, quell’umanità rinnovata, che cammina nella storia, che si incarna responsabilmente nella società umana?
Leggiamo una sua chiara risposta:
(in “Problemi spirituali del nostro tempo”)
Don Luigi Sturzo fotografa con grande lucidità cosa sia un’umanità che lascia decadere in sé la “grazia”, dunque la cooperazione volontaria dell’uomo con il lavoro d’incessante creazione e di rinnovamento che lo Spirito di Dio produce nella storia; un’umanità, questa, che eticamente ed esteticamente definiremmo “dis-graziata” o “s-graziata”:
(in “Problemi spirituali del nostro tempo”)
Il miracolo di una vita nuova, di una società nuova, di un’Italia e di un’Europa nuove, non risiedono nelle nostre capacità umane di giudizio e di azione, ma nella potenza dinamica che è nella fede di un credente, quando asseconda quel potenziale divino che è nell’uomo e che possiamo chiamare “grazia, carismi, forza spirituale, capacità divina o soprannaturale”.
Don Luigi Sturzo si colloca tra i testimoni e i precursori di quella straordinaria stagione di rinnovamento che il Novecento ha registrato, in vista di un nuovo umanesimo cristiano.
Il libro traccia efficacemente un profilo poco investigato del sacerdote di Caltagirone, recuperando la profondità spirituale del suo pensiero, posta a fondamento della sua impareggiabile “azione – animazione” culturale, sociale e politica.
Il testo contiene un’antologia di scritti di don Sturzo; la lettura dei suoi “pensieri” rappresenta un’occasione propizia per rileggere la crisi spirituale del nostro tempo e per riaffermare l’attualità di un impegno nuovo dei laici cristiani.
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