Messaggio di Salvatore Martinez
“Consolazione”

15 GENNAIO, 2021

Carissime sorelle, Carissimi fratelli,
con grande affetto Vi saluto, uno ad uno, e in particolar modo Bruna, Francesco e Matteo delegati di tre preziosissimi e storici ministeri nel RnS, che tanto mi stanno a cuore, perché sono stati i miei primi ministeri.

Vi ringrazio di avere accolto il nostro invito a intraprendere un breve cammino in tre tappe mensili, che abbia nella consolazione un focus strategico della vita nuova nello Spirito; quella vita nello Spirito che abbiamo abbracciato da quando siamo venuti alla “fede carismatica” e che nella nostra ultima 44^ Conferenza Nazionale Animatori abbiano voluto porre come “discrimine veritiero e autorevole” di un RnS davvero incarnato e provvidente: un RnS che riparte dal basso, che riparte dai piccoli, che assume con più convinzione e dedizione le fragilità umane di questo nostro tempo.

Con San Tommaso d’Aquino, vorrei subito ricordarvi che sono tre le nascite che caratterizzano la vita di un uomo o di una donna credente:

  • La prima: quando veniamo alla vita nel grembo di una madre.
  • La seconda: quando veniamo alla vita nel grembo della madre Chiesa, nascendo come cristiani con il battesimo
  • La terza: quando rinasciamo alla vita di fede e di fede carismatica con “il battesimo nello Spirito o effusione dello Spirito” nel grembo di una comunità.

Ora di questa terza nascita noi vogliamo parlare; soprattutto degli effetti stupendi e stupefacenti di questa vita nuova nello Spirito, quale la consolazione divina.

Non dimentichiamolo, l’ho insegnato per anni ai nostri giovani leaders nelle Scuole loro dedicate:

“Carismatici non si nasce ma si rinasce!”

Significa che, per grazia, si diventa ciò che lo Spirito vuole che noi siamo per Lui. E’ Dio che ci vuole consolatori in un mondo fatto di false consolazioni, di idoli consolatori, di illusorie consolazioni umane.

Sempre triplice sarà la fonte della consolazione e di qui il discernimento che dobbiamo applicare alle fonti:

  • Umana
  • Diabolica
  • Divina

    Tre fonti. Talvolta occorre il discernimento degli spiriti per intendere la fonte, allorquando un male travestito da bene potrebbe farci credere proveniente da Dio una consolazione che invece viene dagli uomini o dal maligno.

    Qualcuno di voi, allora si potrebbe chiedere: come fare per non cadere in errore ed essere certi che la consolazione che circola e che noi facciamo circolare non venga da noi (cioè sia umana) o ancor peggio sia infiltrata e falsificata dal maligno?

    Abbiamo una risposta certa e un criterio infallibile nelle Scritture. Un brano per tutti è lo “scioglilingua della consolazione, nell’incipit della 2 Corinzi (1, 3-7). Qui San Paolo parla per ben 9 nove volte di “consolazione” in 5 versi.

    L’Apostolo è chiaro: come possiamo distinguere gli inutili o falsi consolatori dai veri consolatori creati da Dio e da Lui accreditati? Dal fatto che della consolazione noi non siamo “testimonial”, ma testimoni.

    Cioè, della consolazione, per primi bisogna farne esperienza non uno slogan o uno spot; di questa esperienza, prima che predicatori, noi siamo testimoni, dando agli uomini la consolazione che per primi abbiamo ricevuto e divenendo così autorevoli distributori di consolazione divina proprio nella misura, nella quantità, nelle proporzioni di cui siamo capaci “per grazia ricevuta”, per carisma, per libera iniziativa di Dio in noi o nella comunità di cui siamo membra.

    Dunque, nessuno tra noi si atteggi a “maestro”; di consolazione potremo discutere tra noi se prima di ogni cosa desideriamo ancora, come nel giorno in cui siamo venuti alla fede carismatica, fare esperienza, lasciarci stupire dallo Spirito, camminare con umiltà e con gioia in questa vita nuova rappresentata dal RnS.

    Occorre, cioè, avere nel cuore lo stesso anelito del rabbi Nicodemo che, quando era sera, come noi adesso, non pensava a riposare ma ad incontrare Gesù, a lasciarsi affascinare da Lui, a dialogare con Lui per approfondire il “mistero della sua potenza”, che lo rendeva così diverso da tutti gli altri consolatori e terapeuti religiosi del tempo in Gerusalemme (cf Gv 3, 1-21).

    Vorrei chiedervi:

    Abbiamo anche noi lo stesso desiderio di imparare, di rinascere, di fare esperienza della potenza consolatrice dello Spirito, per divenire veri testimoni di consolazione divina?

    Attenzione: della consolazione noi non siamo “animatori”, bensì “testimoni”; siamo come uno specchio che rifrange una immagine.

    Quale? Quella della persona di Gesù e della persona dello Spirito Santo, i due Consolatori, uno in cielo alla destra del Padre, l’altro sulla terra alla nostra destra.

    Voglio spiegarlo meglio: Gesù è il volto della Consolazione del Padre. “Chi ha visto me ha visto il Padre”, afferma Gesù (Gv 14, 8). Il Padre, ci ricorda ancora San Paolo, è “il Dio di ogni misericordia e consolazione” (cf 2 Cor 1, 3). Ora, questa testimonianza resa da Gesù continua nell’opera dello Spirito, di cui noi diveniamo immagine, sembianza, incarnazione, alla maniera di Gesù, per compiere nello Spirito le stesse opere di Gesù, con la stessa consolazione che era nel ministero di Gesù.

    Pertanto, se Gesù rende testimonianza della consolazione del Padre al mondo, anche noi rendiamo al mondo la medesima testimonianza per mezzo della testimonianza che lo Spirito di Gesù rende a noi e attraverso di noi al mondo.

    Nel Cenacolo, come attesta il Vangelo di Giovanni, Gesù è molto chiaro al proposito: “Lo Spirito darà testimonianza di me e anche voi date testimonianza” (cf Gv 15, 26-27).

    Del resto, poco prima, sempre nello stesso “Discorso d’addio”, nel Cenacolo, Gesù aveva detto: “Io pregherò il Padre ed Egli Vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi per sempre” (Gv 14, 16).

    Permettemi, a tal proposito, un ricordo personale di 36 anni fa; forse nessuno tra Voi mi ha mai sentito raccontare questo fatto, legato proprio a questo versetto biblico, che unisce in questo cammino il Ministero di Intercessione al Ministero della Musica e Canto e al Ministero di Animazione Preghiera.

    Era il 1985 e organizzavo a Pergusa, nel centro della Sicilia, il primo incontro intitolato “Corali a confronto”; invitate tutte le corali del RnS della Sicilia. Da questo incontro sarebbe scaturita la prima Corale regionale.

    Il tema sapete quale era? “Io canterò al Padre ed egli Vi darà il Consolatore”. Cambiai il verbo “pregare in cantare” e composi, prima di “Mia forza e mio canto”, la canzone “Io canterò al Padre”, che nel segno della consolazione diveniva l’inno della prima Corale regionale di Sicilia, poi inciso nella prima musicassetta regionale.

    Mai avrei immaginato che dopo quell’Incontro sarebbe nata la mia amicizia con P. Matteo la Grua, con cui per tanti anni avremmo combinato il Ministero della Musica e Canto con quello dell’Animazione della Preghiera e dell’Intercessione; quante Scuole carismatiche da allora, quanti Corsi dedicati in tutta Italia e per me la responsabilità di un ministero che ancora continua in tante animazioni, in tanti Roveti ardenti, ancora ieri sera nella Cappella di via degli Olmi, facendo interagire “Consolazione, musica e preghiera”.

    Lo ricordiamo proprio oggi, nel nono anniversario della sua nascita al Cielo, per il contributo unico che ha riservato al RnS nello sviluppo di una spiritualità carismatica, segnatamente nella pastorale di cura per i sofferenti.

    San Giovanni, nell’Apocalisse, afferma: “La testimonianza di Gesù è lo Spirito di profezia” (Ap 19, 10).

    Sì, carissimi, il RnS è chiamato a rendere ancora profeticamente ragione della testimonianza dello Spirito, dunque di una nuova stagione di consolazione nella Chiesa, nel RnS, nel mondo.

    • Nella Chiesa. Saremo consolatori divini se sapremo offrire ai fratelli e alle sorelle il calore di una comunità, di un cammino davvero comunitario. Chi resta da solo si auto esclude dalla con-solazione, che significa alla lettera che chi è solo deve trovare gli altri, camminare con gli altri, non rimanere solo, come abbiamo cantato al termine della Conferenza Nazionale Animatori con l’Inno “Noi siam fratelli”: da solo nessuno!

    Sì, la comunità è in se stessa la prima e più eloquente fonte di consolazione carismatica.

    • Nel RnS. Saremo consolatori divini se sapremo osare con il cuore di Dio, se saremo capaci di offrire e soffrire con chi è nell’afflizione. Occorre dare tutto di noi, offrire la nostra vita per un ministero che sia davvero carismatico. Si consola con la vita non con le parole: il consolatore mette a disposizione senza riserve di tempo e di spazio la propria vita per gli altri.
    • Nel mondo. Saremo consolatori divini se sapremo farci segno di contraddizione, profezia di un tempo che riconcilia e reintegra tutti coloro che insieme alla consolazione, per il male subito, attendono giustizia, così da essere reintegrati in una vita buona, dignitosa. Che consolazione divina sarebbe se non salva, se non disegna nella storia una misericordia salvifica?

    Buon cammino, allora!

    Il passo della consolazione sia quello agile e veloce della giovinetta Maria, che ha una cugina (Elisabetta) da visitare e da accudire. Così anche noi siamo attesi. Non facciamoci desiderare e non tardiamo: la consolazione divina non può attendere! Amen, Alleluja!

    Salvatore Martinez

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