26 MAGGIO, 2023
Chi ama, prega. Chi prega, ama.
Nella Lettera ai Romani san Paolo scrive: “Non abbiate alcun debito se non quello di un amore vicendevole” (Rm 13, 8a). Dunque, siamo chiamati ad amare. Come amare? Il modo più diretto e più potente è pregare. La preghiera è il link, è il network spirituale più “global e glocal” che si possa trovare. La preghiera non solo richiama Dio, ma lo include nelle nostre vicende umane. La preghiera sveglia i nostri cuori e li allena nella prova. La preghiera ci fa sentire pensati, vicini, uniti, alleati, in una sola parola: amati. Chi ama, prega. Chi prega, ama.
Molti cuori permangono nel dubbio, nella protesta: “Dove sei Signore? Perché questa prova? Perché un’altra prova si è abbattuta nella mia vita già tribolata?”. Queste stesse voci giungono al Cielo da secoli: così gridava Mosè; così hanno gridato i profeti e i santi, dando voce a una umanità che dinanzi alla sofferenza si smarrisce, si sente abbandonata. Ma Dio Padre ha già risposto con Gesù e Questi ha fatto una promessa: “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10b). Non in modo astratto: Gesù, l’Uomo che ha conosciuto ogni dolore, che si è fatto uomo per insegnarci a vivere e a soffrire, a non lasciarci vincere dal male e che è morto per amore.
Gesù è la risposta di Dio. Gesù è la via da abbracciare per dare un senso, una ragione, un valore alla sofferenza. E del resto, cosa hanno da insegnarci milioni di credenti che, nel mondo, sono privati del bene grande della libertà? Persone che non hanno lavoro, da mangiare, come curarsi, che non sanno come fare; eppure, proprio in Dio trovano l’amore per vivere, per sostenersi fraternamente, per condividere quel poco che hanno e che si moltiplica in una ricchezza d’umanità immensa.
La preghiera sta all’amore come il motore a un aereo che deve spiccare il volo. Non daremo mai ali all’amore se non avrà la spinta propulsiva della preghiera. Sì, la preghiera mette in moto l’amore: se è stanco lo dinamizza, se è fermo lo fa ripartire.
Gesù, servendosi di parabole, raccomandava di pregare incessantemente. San Paolo di questo dà testimonianza quando scrive alla comunità di Filippi di “pregare sempre per loro e in ogni preghiera” (cf Fil 1, 4). Spesso diciamo di essere stanchi di pregare e invece è proprio la preghiera che ci fa vincere ogni stanchezza. Può una madre decidere di non essere più madre? O un padre di non essere padre, solo perché è a corto d’amore per i figli? No, si rimane madri e padri fino all’ultimo giorno della propria vita. E allora, se l’amore scarseggia, è deluso, è ferito, non è corrisposto, è tempo di rigenerarlo nella preghiera.
Chi prega entra nel mondo dello Spirito
In vista dell’effusione dello Spirito Santo, fu Gesù a chiedere agli apostoli di non muoversi da Gerusalemme, ma di rimanere in quella “stanza al piano superiore” (At 1, 13) dove, con Maria e alcune donne, si ritrovavano sempre a pregare. Per ricevere lo Spirito Santo occorre pregare. Possiamo forse avere una persona con noi se non la cerchiamo, se non la chiamiamo per nome? Così è dello Spirito Santo: occorre invocarlo nella preghiera perché venga a noi. Di più. Dal momento che Lo vogliamo non fuori, ma dentro di noi, allora la preghiera deve partire dal cuore, deve confarsi al cuore e avere nell’amore le sue vere sorgenti. Gesù è chiaro: “Il Padre vostro celeste darà lo Spirito a coloro che glielo chiedono” (Lc 11, 13). Chi ama chiede e lo fa pregando. Nella preghiera si svela a noi un meraviglioso mondo spirituale. Nella preghiera è il vero segreto dell’umanesimo, del diritto alla vita, alla libertà, alla giustizia. Solo la preghiera non deforma l’uomo, ma lo ri-forma, lo ricrea, lo rinnova, lo rende “bello”. È la preghiera, come a Pentecoste, che fa dei discepoli di Gesù i testimoni dello Spirito, uomini e donne dal coraggio mai domo, dai sacrifici mai rimpianti.
Afferma san Giuda nella sua lettera: “Pregate mediante lo Spirito” (Gd 1, 20). E san Paolo ai Romani: “Lo Spirito prega in voi” (Rm 8, 26). Che meraviglia: Lui che è amore, si manifesta come dono d’amore nella preghiera. Prega e ci fa pregare. Più preghiamo e più amiamo. Più preghiamo e più riceviamo lo Spirito d’amore. Una chiesa che prega per essere amata da Dio. Una chiesa che prega per essere riempita dell’amore di Dio. Una chiesa che prega per avere la forza di dare a tutti l’amore di Dio.
Nell’ordine spirituale, l’amore non si addormenta! Non conosce riposo, non distingue il giorno dalla notte: è come un motore sempre acceso in noi. L’amore non si addormenta quando prega. La preghiera vigila sull’amore. La preghiera ridesta l’amore. La preghiera fa tenere gli occhi dell’amore sempre aperti e spalancati al bene da ricevere da Dio e da dare in nome di Dio. Questa opera la compie in noi lo Spirito Santo.
Chi non è prega è ingrato!
L’amore non è smemorato e non deve mai dimenticare il bene ricevuto. Spesso facciamo fatica a dire “grazie”, come se ci sentissimo inferiori dinanzi agli altri o in obbligo per un beneficio ricevuto. La gratitudine, la riconoscenza, non è una questione di educazione, ma di libertà interiore. Dire “grazie” è un esercizio spirituale che mantiene il cuore forte nell’amore, che lo libera dall’egoismo e lo rende altruista.
Un Salmo di Davide, che canta il “Dio-amore”, recita: “Anima mia, non dimenticare i tanti suoi benefici” (Sal 102, 2). La gratitudine è la memoria del cuore. Noi, in realtà, ogni giorno riceviamo dalla vita molto più di quanto ci rende riconoscenti verso Dio e verso gli altri. Mi impressiona molto vedere i bambini che non sanno più dire “grazie”, che ritengono tutto acquisito o dovuto, che non sanno più dare valore ai doni che ricevono. Niente di meglio, in fondo, di ciò che un giorno capitò a Gesù: alle porte di un villaggio guarì 10 lebbrosi che lo supplicavano di avere pietà di loro. Soltanto uno si preoccupò di dire “grazie” a Gesù.
Chi sa dire “grazie” è una persona più giusta verso gli altri e più onesta con se stessa. In una parola, più felice. L’amore sa dire grazie, sempre, talvolta in anticipo, ancor prima di avere ricevuto qualcosa. Grazie per tutto quello che si ha, grazie per tutto quello che si è ricevuto.
Amore rigenerato e rigenerante
Non sempre amore fa rima con cuore. L’amore non è una soddisfazione interiore, per cui amo solo ciò che mi dà gioia o piacere. L’amore non è solo un sentimento, che va e che viene. Se fosse solo un sentimento, allora non amerei più i miei familiari se il loro carattere è divenuto insopportabile, oppure se la loro vecchiaia appesantisce la mia vita. Se fosse solo un sentimento, non amerei più il mio lavoro se è diventato problematico, o gli amici o i fratelli di comunità, se il loro comportamento mi ha deluso.
Amare è una volontà stabile della nostra vita, una decisione irreversibile, un orientamento permanente, a prescindere dalle circostanze della vita. Un amore tanto più vero quanto più ci spinge a vincere dentro di noi le ragioni del “non amare”; tanto più forte quanto più ci spinge a invocare lo Spirito Santo nella nostra debolezza, per ricevere da Lui l’amore che ci manca.
Gesù, preparandosi alla sua passione e sapendo che sarebbe stato tradito e abbandonato dai suoi amici, disse: “Chi ama la propria vita, la perde” (Gv 12, 25). Questa Parola sta ad indicare che non si ama a partire da noi stessi, cioè che al centro dell’amore non dobbiamo stare noi. E se “amarsi” significasse escludere gli altri, se significasse scegliere chi amare e chi non amare, se amare o non amare, allora noi tradiremmo il comandamento dell’amore. Il nostro impegno è amare sempre, amare tutti, amare comunque. L’amore è come un elisir di lunga vita.
Chi ama non invecchia mai, resta sempre giovane e ringiovanisce la storia di gioia e di speranza. I Vangeli sono la storia di una meravigliosa giovinezza: Gesù, sua madre Maria, l’apostolo amato Giovanni, erano dei giovani. E che dire dei re e dei profeti protagonisti della storia del popolo scelto da Dio: Giosuè, Samuele, Davide, Geremia, solo per fare alcuni nomi, erano tutti molto giovani. L’amore non fa i conti con l’anagrafe: ogni giorno della nostra vita è fatto per amare, per dare e ricevere amore.
Il cuore e la mente dell’uomo, se sono riscaldati e illuminati dall’amore, saranno sempre pronti, svegli, agili, intraprendenti, entusiasti come quelli di un giovane. Che tristezza mi dà incontrare giovani che sono già vecchi, esauriti, depressi, spenti, a corto di amore e dunque di vita. Chi ama con l’amore di Dio non solo “non muore mai”, come scrive san Giovanni, ma non permette che invecchi la voglia di vivere (cf 1 Gv 3, 14). “Coloro che ti amano siano come il sole” (Gc 5, 31), si legge nel libro dei Giudici. Ecco cosa accade in chi ama Dio: si rigenera, si illumina, diventa splendente come il sole, non vedrà mai spegnersi il desiderio di vivere e di condividere con gli altri le gioie e i dolori della vita.
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