Preghiera per l’Europa
28 APRILE, 2022
Care amiche, cari amici,
siamo nel Tempio della misericordia e la misericordia sembra arrancare, la preghiera appare a molti “roba da preti e da bigotti”, per dirla con Don Luigi Sturzo al tempo della persecuzione fascista, mentre la pace sembra ridursi a una immagine da colorare nelle scuole primarie.
L’aria è ammorbata dallo spirito di morte. Cosa vogliamo farne della risurrezione di Cristo? Possono risorgere la politica, l’economia, la scienza, la cultura?
Una preghiera per l’Europa: questo, intanto, possiamo fare, perché non dobbiamo delegare al Cielo la responsabilità di ciò che sta accadendo sulla terra e che passa proprio dal nostro coraggio di fare la pace, di far fare la pace.
Oggi, Papa Francesco, nel Regina Coeli ha detto: “A tutti chiedo di accrescere la preghiera per la pace e di avere il coraggio di dire, di manifestare che la pace è possibile” (Regina Coeli 24 aprile 2022).
Ieri, san Giovanni Paolo II, in un Angelus altrettanto accorato – era il 16 marzo 2003 – aveva dichiarato: “Io appartengo a quella generazione che ha vissuto la seconda Guerra Mondiale ed è sopravvissuta. Ho il dovere di dire a tutti i giovani, a quelli più giovani di me, che non hanno avuto quest’esperienza: “Mai più la guerra!”, come disse Paolo VI nella sua prima visita alle Nazioni Unite. Dobbiamo fare tutto il possibile! Sappiamo bene che non è possibile la pace ad ogni costo. Ma sappiamo tutti quanto è grande questa responsabilità. E quindi preghiera e penitenza!
La pace è possibile, ma ha un costo, ha un prezzo da pagare. La pace non si fa gratis, reclama sacrificio, costa la rinuncia all’egemonia del potere, costa il prezzo della fraternità umana, il prezzo della scomposizione delle nostre idolatrie.
Per essere uomini di pace occorre stare nell’orizzonte di Dio.
Di Gesù Cristo san Paolo scrive:
“Egli è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini”
(Ef 2, 14-17).
“Gesù ha fatto la pace”, tra cielo e terra e tra terrestri fra loro. Nessuno ha fatto più di lui, meglio di lui. Nessuno ha un insegnamento più credibile del suo.
Uno degli scandali più grandi è avere politicizzato la pace; avere politicizzato le religioni che fanno un uso improprio della parola “pace”, senza Dio, contro Dio.
È crisi della pace perché e in crisi la vita spirituale. Prima che di crisi economica, politica, morale, il nostro tempo è in deficit di vita spirituale. Dobbiamo tornare a parlare della siccità di valori dello Spirito che sta attraversando il cuore dell’uomo, ma ancora più evidentemente le strutture umane e le agenzie educative.
Sono illuminanti le parole di un grande uomo, Sant’Ambrogio, magistrato per vocazione e vescovo per elezione, quando, nel suo “Esamerone” afferma: “Riconosci te stessa, o anima magnifica: tu sei l’immagine di Dio! Riconosci te stesso, o uomo: tu sei la gloria di Dio! … e «bada a te stesso». «Bada a te stesso», perché la parola, che sta nascosta nel tuo cuore, non si tramuti in perversione: sarebbe allora come un sottile veleno che cela in sé contagio di morte.
«Badiamo a noi stessi», perché si è pervertita in noi la parola “pace”. “In nome” della pace, abbiamo perduto “il nome” della pace. Diciamo di stare dalla parte di Dio e in realtà stiamo perdendo Dio.
Per questo siamo qui, per questo torniamo a pregare insieme.
Se davvero i credenti, tutti coloro che si riconoscono dentro l’identità culturale e spirituale della fede cristiana, pregassero prima di aprire bocca, pregassero prima di apporre una firma su un trattato di guerra, pregassero prima di dare un comando da cui discende un male, pregassero prima di mettersi al lavoro per servire le istituzioni e il bene comune, quanto sarebbe diverso il corso della storia!
Quante vite risparmiate, quante tragedie evitate!
Chi prega, veramente, ha una diversa intelligenza della realtà e gode dell’eredità di una saggezza antica, quanto antica è la Parola di Dio che ci mette in guardia dal far discendere un bene da un male, la sicurezza dall’aggressione, la pace da un conflitto.
Pregando ci ritroviamo miracolosamente più uniti, più ispirati, più disponibili, più solidali, più prodighi, più capaci. In definitiva, pregare è il modo migliore per incarnarsi. Altro che evadere dalla realtà: chi prega è realista, altruista, non fugge, non s’impaurisce dinanzi al male, ha una linea di pensiero, punti di interesse, orizzonti di impegno assai diversi da chi non conosce il pregare.
Noi siamo persuasi che gli uomini e le donne della preghiera sono la più grande riserva di speranza per questo nostro mondo. Sono gli uomini e le donne della preghiera gli ambasciatori dell’amore e della pace, che solcano la storia aprendola ai sentieri invisibili di Dio.
Sì, sono gli uomini e le donne della preghiera i veri difensori dei valori più autentici dell’umanità, perché è nella preghiera che la coscienza vuole il vero bene, la vera libertà e fa della terra un vero spazio di fraternità e di condivisione dell’amore.
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