26 APRILE, 2020
È la domanda che alcuni “greci” rivolsero un giorno agli Apostoli. Volevano sapere chi era Gesù.
to anche voi ad imitare quei “greci” che si rivolsero a Filippo, mossi dal desiderio di “vedere Gesù”. La nostra ricerca non sia motivata semplicemente da curiosità intellettuale, che è pur già un valore, ma sia stimolata soprattutto dall’intima esigenza di trovare la risposta alla domanda sul senso della vostra vita.
Colui che s’avvicina a Gesù con cuore libero da pregiudizi può giungere abbastanza agevolmente alla fede, perché è Gesù stesso ad averlo già visto e amato per primo, come ci raccontano tanti “incontri” evangelici. In fondo, l’aspetto più sublime della dignità dell’uomo sta proprio nella sua vocazione a comunicare con Dio in questo profondo scambio di sguardi che trasforma la vita, che apre il cuore, che cambia il proprio rapporto personale con Dio.
Per vedere Gesù, occorre innanzitutto lasciarsi guardare da lui!
Il desiderio di vedere Dio abita il cuore di ogni uomo e di ogni donna. Ecco il perché dell’insopprimibile nostalgia di Dio che l’uomo porta nel cuore: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto” (Sal 27, 8). Questo Volto Dio ci ha rivelato in Gesù Cristo.
Lasciamo emergere dal profondo del cuore questo ardente desiderio di vedere Dio, un desiderio talvolta soffocato dai rumori del mondo e dalle seduzioni dei piaceri. Lasciamo emergere questo desiderio e faremo l’esperienza meravigliosa dell’incontro con Gesù.
Vedere Gesù, contemplare il suo Volto è un desiderio insopprimibile, ma un desiderio che l’uomo arriva purtroppo anche a deformare. È quanto avviene con il peccato, così che vediamo lo squallore della guerra, vediamo la desolazione di figli che se ne vanno, vediamo la perversione di uomini e donne dedite al piacere.
Quei “greci” alla ricerca della verità non avrebbero potuto accostarsi a Cristo, se il loro desiderio, animato da un atto libero e volontario, non si fosse concretizzato in una decisione chiara: “Vogliamo vedere Gesù”. Solo l’incontro con Gesù potrà dare senso pieno alla vostra vita: “Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”, ha scritto sant’Agostino (Confessioni, I, 1).
“Vogliamo vedere Gesù”. La risposta di Gesù non fu incoraggiante; anzi, anticipando l’ora della sua glorificazione – la sua passione e morte – Gesù sembra non volersi far vedere.
«È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (Gv 12, 23-25).
La risposta di Gesù sembra criptica: lui parla del chicco di grano che deve morire per portare frutto.
Non è una risposta didascalica, chiara, accettabile; ma è una risposta universale, potente: Gesù parla di un chicco che muore, ma invece sta parlando della vita; parla di un sacrificio ma in realtà si riferisce a un dono. Il cuore del chicco, del seme è, in potenza, la futura spiga, il pane di domani, e Gesù di sé ha detto Io sono il pane di vita.
Non di morte, parla Gesù ma di trasformazione: il chicco seminato in terra si macera, si fonde con al terra e le sue proprietà e poi germina in una meravigliosa spiga che non lo ha ucciso ma lo contiene: è questa la vita, invece della morte. Quel seme, poi, darà frutto, ed è questo il punto centrale della risposta: certo nel chicco che muore c’è generosità, ma nella spiga che fiorisce c’è il segno della fecondità di quel seme. Ecco perché sembra che si parla di sacrifico, ma in realtà di parla di dono.
Dunque, morte e sacrificio, concetti che oggi respingiamo fortemente, sono in realtà vita e dono. La nostra “morte” al peccato, a noi stessi, ai nostri schemi, ai nostri desideri, è in realtà vita, per noi e per chi ci sta intorno. La nostra morte alle logiche del potere e del dominio, della competizione e dell’arrivismo, è in realtà vita per noi stessi: sì, per noi stessi; perché è scelta di libertà. Scelta che ci libera da zavorre pesantissime che ci schiacciano a terra, da frustrazioni che ci rendono infelici e crudeli verso gli altri, da insoddisfazioni che ci rendono invidiosi e incapaci di vedere il bene, da condizionamenti che ci rendono miopi e fanno piccolo il nostro cuore.
Il sacrificio di ciò che abbiamo è sempre dono: senza sacrificio non c’è spazio per il dono; e senza dono saremo sopraffatti dalle gelosie che ci rendono avidi di ciò che non abbiamo e avari di ciò che abbiamo, dalle chiusure che ci rendono indifferenti al povero, allo straniero, all’ultimo. Il sacrificio delle nostre esigenze personali in favore di quelle della comunità; dei nostri tempi, dei nostri spazi, del nostro riposo, in favore del servizio alla comunità, in realtà è dono; è prolungamento del dono di Cristo agli uomini.
Se oggi vogliamo rispondere a questa domanda – vogliamo vedere Gesù – che implicitamente ed esplicitamente ci è posta dalle donne e dagli uomini del nostro tempo, che vogliono vedere Gesù, anche se non lo sanno, dobbiamo passare dalla morte che dà vita e dal sacrificio che restituisce dono.
Solo la logica del dono può salvarci da tutte le piccole, grandi, mostruose guerre nelle quali ogni giorno, tutti, tutti, con enorme fatica e dispendio di energie ci impegniamo.
In quanti modi si può vedere Gesù con gli “occhi della fede”? Ecco un possibile decalogo:
- Gesù si vede nell’amicizia spirituale
- Gesù si vede nell’Eucaristia
- Gesù si vede nella Croce
- Gesù si vede nella Chiesa
- Gesù si vede nella preghiera
- Gesù si vede nella Parola rivelata
- Gesù si vede nell’amore di servizio
- Gesù si vede nell’uomo
- Gesù si vede nella volontà del Padre
- Gesù si vede nei segni che accompagnano chi crede
“Vogliamo vedere Gesù”
Nell’epoca del voyerismo tutti vogliono “vedere”, ma questo verbo è spesso sinonimo di curiosare, di spiare, di vedere senza essere visti”. È il “voler vedere Gesù” del pubblicano Zaccheo, nascosto tra le fronde di un sicomoro.
Oggi i social stanno deformando la vista della realtà, stanno impedendo il giusto approccio con la conoscenza.
I nostri sensi sono malati: tra le tre malattie spirituali più gravi è “la concupiscenza degli occhi” (1 Gv 2, 16).
Non si tratta di un difetto di vista che si corregge indossando gli occhiali, si tratta di liberazione dei nostri sensi spirituali, della guarigione della “vista spirituale” che si fa con il cuore.
L’uomo, con il peccato originale, nasce in uno stato di miseria. È un essere vulnerato, nell’animo e nel corpo. È infermo, moralmente, fisicamente, spiritualmente.
Poi sulla nostra natura si accanisce anche l’ignoranza, il non conoscere Dio, anzi il sostituire Dio con mille surrogati di bene e di grazia. La mente dell’uomo è offuscata, confusa, scoraggiata.
Cf. Rm 5, 12: “Con il peccato è entrata la morte in questo mondo” (nel mio mondo)
Il peccato è strutturato nella storia, nella cultura, nella scienza, nelle leggi: ed ecco che l’uomo diventa ateo senza neanche accorgersene; e anche chi dice di credere, in realtà, senza esperienza di riconciliazione, di confessione della propria fragilità, è un miscredente.
Il cuore dell’uomo, sin dall’adolescenza, sperimenta l’inclinazione al male: lo dice il libro del Genesi (cf 8, 21).
San Paolo, scrivendo ai Romani, parla di una umanità abbandonata da Dio all’impurità, degradata in ogni sorta di male, perversione, ingiustizia; in una sola parola che conclude l’elenco, senza misericordia (cf Rm 1)
Il corpo umano, sembra forte, palestrato e beneficato da creme e cremine, ma è esposto alla malattia, al dolore, fiaccato dalle prove di una vita non facile, dura per molti, per alcuni quasi impossibile per rimanere in piedi.
La cosa più grave è che, in questa condizione, l’uomo si priva della grazia divina. Vede il bene, lo desidera, magari lo chiede, ma non può attuarlo senza la grazia di Dio.
Gesù deve dare la vita per consegnarci il Suo Spirito, con il quale possiamo esercitare il ministero in forza dei carismi concessi dal medesimo Spirito e, soprattutto, tutti, ciascuno di noi, fare esperienza della misericordia di Dio, che è l’opera risanatrice dello Spirito Santo.
Gesù si immerge nelle sofferenze umane. Le assume, non le porta, non le vuole.
È venuto a togliere la colpa e a salvare il colpevole: non imputare, allora, a Dio il male!
Gesù è chiaro. E la luce: rischiara ogni male; lo mette a nudo; lo attacca; lo vince
Gesù apre il suo cuore: si commuove.
Gesù muove il suo corpo: va incontro, tocca, prende, alza l’uomo ferito.
Ma l’azione più potente che compie è che attacca la sofferenza umana alla sua radice, che è il peccato, strappandola a colui che la controlla, il maligno.
Attenzione non lo fa con una predica e neanche con una preghiera di guarigione o con un comando esterno: per cancellare il dominio del peccato deve dare la vita: la sua sofferenza è salvifica.
San Giovanni afferma: “Dio ha mandato il suo figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (cf 1 Gv 4, 9-10).
E ancora: “Dio ha tanto amato il mondo, da dare il Suo figlio…. perchè chiunque crede in lui non muoia e il mondo si salvi per mezzo di lui” (cf Gv 3, 16-17)
Cristo non elimina la sofferenza; perché il mistero della salvezza passa ancora dalla croce. La croce non è stata eliminata.
Per godere della risurrezione, della vita nuova, della vita eterna, devi essere partecipe dello stesso destino del Figlio.
Domanda: ma non poteva evitarcelo?
E tu come avresti conosciuto che è il Signore e il Salvatore, altrimenti?
Attenzione; non è affatto il Signore se non signoreggia e non salva.
Se hai eliminato la croce, l’Eucarestia e la Parola dalla tua vita, tu non credi in Gesù e se anche lo vedi, non lo ami, non comprendi che cosa significa “chi perde la propria vita la salva”.
Caro mio soffre in te, vive in te, non ti ha mai lasciato solo; e soffre ancora di più quando non hai coscienza del suo soffrire con Te.
Per te ha sofferto una volta per tutte; con te soffre ogni giorno.
Dai un significato salvifico alla sofferenza
Fai passare la salvezza di Cristo.
Senza questa coscienza tu non sai pregare, tu non permetti a Dio di operare, tu rimani un estraneo.
Quando si svela questo piano, il diavolo è arrabbiato perché sarà presto sloggiato.
Non sopravviverà al tuo orgoglio, alla tua infedeltà, ai tuoi sensi malati.
La guarigione di Gesù non è un ideale, è una promessa divina che si compie
La guarigione di Gesù non è una salvezza fittizia, ma reale
“Gesù è lo stesso ieri oggi sempre” (Eb 13, 8).
Crediamo a questa realtà fino a un certo punto; non siamo del tutto convinti che il suo amore è lo stesso. Abbiamo smesso di credere nella potenza dell’amore.
Potente perché? Perchè opera! Tutte le Scritture lo attestano.
Cristo vuole che ci limitiamo a proclamare il suo vangelo senza azione di grazia?
Chi ha mai deciso di sospendere il ministero di guarigione comandato da Gesù, ricordato da Pietro? (cf Lc 9, 1-6; Mc 6, 7-13; Mc 10, 7-8).
La nostra incredulità limita Dio
La nostra ignoranza fa forte Satana
La nostra poca fede ritarda l’intervento di Dio
“Vuoi vedermi”, dice il Signore, come il tuo Salvatore?
Amami! “Chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio, perché Dio è amore” (1 Gv 4, 7-8)
Dio è amore, soltanto amore, niente altro che amore!
Vuoi vederlo? Amalo e lasciati amare.
“Signore perdonami. Non so amare. So solo rivendicare amore; so solo dire: qui manca l’amore, qui non c’è amore, dobbiamo amarci, non mi sento amata…”
Ma tu ami? Tu sai amare? Hai imparato che per conoscere Dio devi amare?
“Signore, ho paura! Signore, non ce la faccio! Signore, sono stanco, finito! Signore, la mia piaga è incurabile. Signore, il male si è accanito su di me”. Questa litania è vecchia quanto i libri della Bibbia.
La risposta? Dio Padre ha mandato il Suo Figlio Gesù perché avessimo in Lui la vita.
Perché? Nessuno ha un amore più grande del Figlio, del Cristo Gesù. Nessuno ha un amore più salvifico dell’amore del Figlio. Nessuno ha un amore più potente in segni e prodigi dell’amore del Figlio
Chiunque ama conosce Dio ed è conosciuto da Dio. Se non c’è amore, chiudiamo ogni discorso. Non ci sono prediche che tengano. Non ci sono filosofie e scienze che compensino.
Perché Dio non è conosciuto? Perché non è amato da Te
Perché Dio non si vede come vorrebbero i greci?
Perché noi non siamo Filippo e Andrea che fanno vedere Gesù
Dio non è conosciuto perché Dio si conosce solo attraverso l’amore.
Quando ami sei generato da Dio, appartieni a Dio, diventi Suo, rinasci figlio, figlia, sei immagine di Do, sei epifania di Dio, sei Pentecoste dello Spirito, sei risurrezione di Lazzaro, sei Saulo il convertito, sei Pietro il perdonato, sei Chiesa apostolica, sei comunità carismatica.
“Se amo sono tutto questo?” Anche di più!
Sei salvato per sempre, sei divinizzato, vivrai in eterno, troverai un posto in cielo, sulla terra godrai della potenza dello Spirito che non ti lascia mai solo e in balia del male,
“Se amo?”
Sì, chi vede Dio e lo ama diviene partecipe di Dio, capace di Dio, gode di Dio, vive di Dio.
Io sono la rivelazione di Dio nella storia, nell’universo, nella Chiesa, nel mondo.
Il dramma del mondo, il mio dramma è il non amore. È tutto ciò che rimane non amato.
Quando non si ama la natura si scompone, la terra si ribella, i popoli scoppiano di conflitti, gli uomini si autoeliminano dalla storia: così il male vince, il peccato domina su di noi, il maligno sembra essere più forte e vincitore.
Fuori dall’amore non c’è umanità. Non c’è spazio per nessuno. Neanche tu rischi di esserci.
Per vedere Gesù devi amarlo
Per fare vedere Gesù, devi farlo amare
Attenzione a quanti dicono “credo in Dio”. Questa è una mezza eresia!
In quale Dio? Nel Dio sbagliato? Nel Dio che non può salvare, un idolo che ti sei fabbricato secondo le tue voglie?
Non avrai altro Dio al di fuori del Figlio di Dio, di colui che ha detto: “Chi vede me vede il Padre” (Gv. 12, 45). Dunque, non di Dio, ma del Padre che ama, che non condanna; che ama e salva mediante il Figlio.
Attenzione allora: chi dice “credo in Dio” o ama Gesù o non solo è fuori strada, ma non vede Dio.
Nel nome di Dio, affermando di dare maggiore gloria di Dio si sono fatte e si fanno guerre, attentati terroristici, genocidi, imposto alla gente povertà e morti e sofferenze che gridano dinanzi a Dio.
Gesù stesso, non lo dimenticate, fu ucciso per avere bestemmiato, perchè aveva detto di conoscere Dio, di venire da Dio, di essere figlio di Dio e dunque che Dio è Padre, l’Abbà.
Per avere detto “chi vede me vede il Padre”.
Quale è la preghiera più alta di Gesù, dopo il Padre nostro? La preghiera più rivelativa di Dio nel Cenacolo? “Questa è la vita eterna: che conoscano Te, Padre, unico vero Dio e colui che hai mandato Gesù Cristo” (Gv 17, 3).
Dunque, non credo in Dio, ma credo nel Padre che mi salva nel Figlio e mi dà l’amore per stare in comunione nello Spirito Santo.
Vuoi vedere Gesù? Amalo e sarai amato dal Padre. Amalo e riceverai la comunione dello Spirito Santo amore
Il Padre non vuole che tu sia solo. Il Padre non vuole che tu soffra. Il Padre non vuole che tu ti perda,
Gesù è venuto per compiere questa volontà del Padre
Lo Spirito Santo è in mezzo a noi per realizzare la volontà del Padre secondo le promesse di Gesù che non ci lascia soli.
Non c’è altro progetto Dio: tu sei unico, perché unico è il progetto di Dio. Tu sei l’amato del Padre, perché Dio è amore, solo amore, in tutto amore.
Oscar Wilde, cedette al fascino di Gesù: imprigionato per omosessualità, scrisse in carcere: “Nessuno può resistere al fascino di Cristo”. E coniò la frase: “È sbagliato dividere la gente in buona e cattiva; la gente deve essere affascinante”.
Il fascino di Cristo. La Chiesa ha questo fascino? Il RnS è affascinante? Altrimenti a noi nessuno chiederà “vogliamo vedere Gesù”.
Non è difficile aprire un gruppo; difficile è tenerlo aperto.
Non è difficile cominciare a parlare di Gesù; difficile è continuare a farlo.
Non è difficile dire Dio è amore; difficile è che lo sia nella mia vita.
Non è difficile dire io ami la Chiesa anche se qualcosa non va; difficile è farla amare.

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